Descrizione percorso
Sia che si giunga da Saint Gréé sia che si arrivi direttamente dal centro di Viola, il punto di partenza dell’itinerario è il grande spiazzo che circonda il Santuario di řa Madóna ‘d řa Nèv, ř’Éřa ‘d řa Madóna. Qui, a 1037 metri sul livello del mare, è possibile trovare facilmente parcheggio. Nella bella stagione è aperto un piccolo bar ospitato a řa Cá ‘d Bósc-ch, mentre durante tutto l’anno sono a disposizione dei turisti e dei pellegrini aree attrezzate con tavoli e strutture per consumare un pasto all’aperto sotto i tigli che si estendono fra ř’Éřa ‘d řa Madóna e il Břich di Néji.
Situata sulla displuviale fra la valle Mongia e la valle Casotto, ř’Éřa ‘d řa Madóna offre una splendida visione d’insieme sui paesi dell’alta valle Mongia (Viola, Scagnello, Battifollo) sul versante nord-est, mentre il paesaggio che si presenta sul versante sud-ovest appare decisamente più alpino: il Bric Mindino, le frazioni montane di Pamparato (in particolare Abram e Serra), San Giacomo di Roburent, la Bisalta e sullo sfondo le Alpi Cozie con l’inconfondibile sagoma del Monviso. Percorrendo per un tratto via Santuario in direzione Saint Gréé, si incontra quasi subito sulla destra una strada asfaltata che scende decisa verso la valle Casotto: è řa Via ‘d řa Ciombéřa, tratto residuo dell’antica strada denominata la Via ‘d Pampařò. řa Ciombéřa è l’area, un tempo fittamente abitata, che si estende fra la řa Madóna ‘d řa Nèv e il rio Casctuřé in direzione sud-ovest. Caratterizzata dalla presenza di una (o forse più) miniere di piombo che ne hanno determinato il nome, řa Ciombéřa è punteggiata di edifici spesso di ampie dimensioni e consistente antichità, ormai completamente sommersi dalla vegetazione e difficili da raggiungere. Non è perciò direttamente toccata dall’itinerario, sebbene a rigor di termini facesse parte integrante del nucleo chiamato i Tëcci ‘d řa Cóla che riuniva in una sorta di entità autonoma tutti gli insediamenti che avevano come centro di riferimento řa Madóna ‘d řa Nèv. Oltre ad essere un edificio religioso, infatti, il Santuario era sede di una scuola elementare e rappresentava uno snodo cruciale nelle comunicazioni fra Viola, Pamparato e Monasterolo Casotto.
L’itinerario ad anello si svolge proprio in direzione di Monasterolo Casotto: punta quindi decisamente verso nord-ovest imboccando il tratto in discesa di řa Via ‘d Fontana Gřósa (che in questo suo primo tratto è spesso indicata come (řa) Via ‘d Vicárd o Via ‘d Vicòrd) costeggiando per alcuni metri sulla sinistra ëř Fásce di Pé(n)e. Giunti al primo bivio, si sceglie la sterrata di destra lasciando alla sinistra la strada su cui sorgeva řa Cá ‘d Ravót, famigerata ca dëř másc-che, casa delle streghe, e teatro, secondo i racconti popolari, di numerosi fenomeni soprannaturali inspiegabili. Di questo edificio restano ancora in piedi alcuni muri massicci che ne testimoniano l’aspetto possente e vagamente inquietante.
Proseguendo invece lungo řa Via ‘d Fontana Gřósa, ci si inoltra in una mulattiera stretta fra il muro di sostegno delle fásce sovrastanti e la recinzione che chiude l’area in cui sorge ëř Pařòzg (detto anche Vila). Un tempo edificio residenziale di una famiglia benestante di Pamparato, i Ravotti, faceva parte della stessa tenuta che comprendeva anche řa Cá ‘d Ravót, ma era destinata all’abitazione dei proprietari, mentre řa Cá ‘d Ravót ospitava i mazué, mezzadri. Durante la seconda guerra mondiale ëř Pařòzg divenne per un certo periodo sede provvisoria di comando partigiano, o almeno così viene ricordato dai testimoni. Il dato di fatto incontrovertibile è che nella primavera del 1944 l’artiglieria pesante della milizia della Repubblica di Salò stanziata a Serra Pamparato diresse contro ëř Pařòzg una serie di colpi di mortaio che però non centrarono l’edificio bensì il Santuario de řa Madóna ‘d řa Nèv situato poche decine di metri a monte.
Altri episodi di vita partigiana riecheggiano nella memoria di queste aree legate a řa Madóna ‘d řa Nèv, che negli anni della lotta di liberazione furono attraversate da milizie fasciste, militari tedeschi, partigiani di diverse formazioni e anche sbandati in fuga dalla guerra. Continuando lungo řa Via ‘d Fontana Gřósa in direzione nord-ovest, a pochi metri si incontra una biforcazione. Mentre řa Via ‘d Fontana Gřósa continua in piano, la sua diramazione a sinistra scende a toccare u Scau ‘d Batita, poi řa Cá ‘d Batita (o Cá di Giuani), edifici risalenti al primo Novecento ancora discretamente conservati con interessanti testimonianze di vita rurale comunitaria. Più antica e, purtroppo, seriamente danneggiata dal tempo řa Cá di Fřátsi immediatamente adiacente e circondata, a sua volta, da numerosi edifici minori. Poco oltre, sulla destra, si incontra řa Fontana ‘d Vicòrd (o Fontana ’d Vicárd), dove buona parte de i Tëcci ‘d řa Cóla si approvvigionava di acqua. La struttura della fontana, purtroppo fortemente modificata negli anni Novanta del XX secolo, era costituita di un’antica costruzione in pietra con tre cannelle di fronte alle quali erano collocati degli òrgi, cioè degli abbeveratoi per gli animali. Sono ancora visibili le scalinate di pietra sporgente che mettevano in collegamento řa Fontana ‘d Vicòrd con la zona di Vicòrd sovrastante, in particolare con ëř Fásce ‘d Linu e u Scau ‘d Ravót. Mentre quest’ultimo edificio è ormai poco più di un rudere, ëř Fásce ‘d Linu mostrano ancora evidente la propria natura di terrazzamenti creati con massicci muri di sostegno in pietra. Sono in parte occupati da castagneti, in parte da prati dove tradizionalmente si organizzavano le strutture provvisorie per i festeggiamenti in onore della Madóna ‘d řa Nèv nei giorni che precedevano e seguivano il 5 agosto di ogni anno. La festa de řa Madóna ‘d řa Nèv attirava infatti un gran numero di persone provenienti sia dalla valle Mongia (in particolare da Viola e da Lisio) sia dalla valle Casotto (in particolare da Pamparato e da Monasterolo Casotto), per sfamare le quali venivano messe in funzione vere e proprie cucine da campo la cui base era costituita da u Tacc ëd Linu, interessante edificio agropastorale tipico della montagna violese costituito di una piccola cucina, di una cantina, di un’ampia stalla sormontata da una fnéřa, cioè un fienile che serviva anche da giaciglio durante i prolungati soggiorni estivi. Data la pendenza accentuata, la fnéřa era raggiungibile anche direttamente attraverso un’apertura laterale in quota. Anche u Tacc ëd Linu ha una scala di pietre sporgenti che lo collega con il percorso de řa Via ‘d Fontana Gřósa, che prosegue chiudendo a valle la zona de řa Ciádzřa Sutana e superando un’originale costruzione abitativa come řa Cá ‘d Mařgheřìa. Abbandonata da molti decenni e fortemente compromessa, řa Cá ‘d Mařgheřìa reca però ancora i segni di un sistema di copertura a scandole di legno del tutto inconsueto per le valli monregalesi e tipico, invece, dall’alta val Bormida ligure.
Poco oltre, a valle della strada, si estende l’area di řa Róca di Chërsci, imponente complesso roccioso aggettante a strapiombo sulla valle del rio Casctuřé (tributario del torrente Casotto). L’area è caratterizzata da numerosi fenomeni carsici (che forse sono alla radice del toponimo stesso), alcuni dei quali evidenti anche dalla strada: un’ampia voragine si apre infatti nel prato immediatamente sotto la strada. La mulattiera continua in direzione de řa Lampa, ampia area occupata da castagneti di impianto recente (risalenti alla fine dell’Ottocento), che però l’itinerario non raggiunge. Il percorso, poco oltre řa Róca di Chërsci, punta decisamente verso monte deviando a destra e imboccando řa Via ‘d Fontana Nèřa: un’antica via di comunicazione che reca ancora tracce di un’originaria massicciata in pietra e che, oltrepassate le suggestive opere murarie superstiti di řa Cá ‘d Pinu ‘d Tóni, raggiunge la vasta area di Fontana Nèřa o di Fontane Nèře, così denominata per la presenza di un paio di risorgive attrezzate come vere e proprie fontane pubbliche, oggi purtroppo non più evidenti. Siamo così giunti a sfiorare la řa Ciádzřa Suvřana, ossia la parte di řa Ciádzřa che si trova a monte del tracciato moderno di řa Via ‘d Müscteřö̀ : una stretta strada asfaltata (SP 139) che mette in comunicazione řa Madóna ‘d řa Nèv con Monasterolo Casotto e che costituirà per oltre un chilometro la prosecuzione del percorso. Lungo řa Via ‘d Müscteřö̀ procedendo in direzione nord-ovest, si possono scorgere a destra due interessanti edifici agricoli tipici come u Scau ‘d Carlén e u Scau ‘d Giuaninu ‘d Viřmén e poco oltre ëř Přò dëř Marlu. A valle de řa Via ‘d Müscteřö̀ sulla sinistra si vede řa Tanténa, vasta area in parte prativa in parte boschiva, che si estende sopra řa Lampa e arriva fino all’area denominata i Přètsi. Essa è caratterizzata da numerose rocce che assomigliano vagamente a menhir (ëř Róche di Přètsi), da una grande cava di ghiaia (řa Còva di Přètsi) e da una meravigliosa faggeta oltre la quale řa Via ‘d Müscteřö̀ prosegue con un percorso in leggera pendenza fino a raggiungere la zona di Róca Gianca, così chiamata per la presenza di un grande sperone roccioso (ormai semisommerso dalla vegetazione) sotto il quale in passato sorgeva una piccola area di insediamenti montani oggi ridotti a sparsi ruderi. Il percorso a questo punto lascia řa Via ‘d Müscteřö̀ per inerpicarsi a destra verso la displuviale. Oltrepassata řa Süřìa ‘d řa Ciáta, ai margini del territorio comunale (segnato da u Rian dëř Břǜzgion), il sentiero conduce verso il versante est che si affaccia sulla valle Mongia e punta decisamente verso nord-est su una mulattiera che tra boschi e ruderi si dirige all’area di Votardìa dove sorgono alcuni pregevoli e antichi edifici rurali (ëř Cá ‘d Votardìa) caratterizzati da una modalità costruttiva tipica delle valli Ellero, Maudagna e Corsaglia, ossia la copertura a tetto racchiusa. Lasciata Votardìa, il percorso in breve raggiunge il punto panoramico chiamato řa Piátsa dë Viuřa che si affaccia verso il nucleo storico di Viola San Giorgio ma offre anche un colpo d’occhio sulla valle Mongia garantendo un’ottima visuale di quasi tutto il territorio comunale. Qui nel giugno 2019 è stata installata la [Panchina Gigante], ovviamente di colore viola, inserita nel progetto Big Bench Community.
Continuando verso nord, ma piegando verso ovest, il percorso oltrepassa le rocce e i magri pascoli de řa Gřizgiunéřa, oltre i quali si estendono (secondo una certa tradizione favolistica locale) ëř Róche du Luv, poi devia verso destra raggiungendo ëř Fařòn ossia l’area vicina alla sommità di ëř Břich dëř Mónt dove tradizionalmente veniva acceso il falò per festeggiare la festa della Madóna ‘d řa Nèv ogni 5 agosto. L’ampio spazio circolare che corrisponde esattamente alla cima del monte è invece chiamato ëř Fařòn o ř’Éřa dëř Břich dëř Mónt. Il magnifico panorama che si potrebbe godere da qui è purtroppo limitato dalla folta vegetazione arbustiva. Il percorso torna verso nord-ovest e discende verso řa Cóla du Rits, ampia area coltivabile in quota esattamente corrispondente alla displuviale fra valle Casotto e valle Mongia, per proseguire poi lungo řa Via ‘d Cóla du Rits, mantenendosi sempre a monte della Ciádzřa Suvřana. Successivamente, la mulattiera si trasforma in una vera e propria cřöza, ossia una strada incassata fra due pareti di pietra, e scende verso l’area denominata ëř Cřöze caratterizzata dalla presenza di numerosi speroni rocciosi che ricordano vagamente la forma di una trincea naturale (i Rucatsó(n)e dëř Cřöze) e che, secondo la tradizione, furono teatro di sanguinosi combattimenti fra truppe francesi e austro-russo-piemontesi durante le campagne d’Italia di Napoleone. L’area è comunque interessante perché vi si trovano un paio di ingressi verso cavità carsiche sotterranee di discrete dimensioni, divenute negli ultimi tempi oggetto di interesse da parte degli speleologi.
Poco prima delle Cröze, lungo řa Via ‘d Cóla du Rits si può leggere un’ingenua iscrizione su pietra (řa Přia ‘d Pifagnu) fatta da un maestro elementare (Epifanio) durante i primi decenni del Novecento. Le Cröze sono comprese fra due grandiosi complessi rocciosi: a nord ëř Róche ‘d Gabřiél e a sud ëř Róche ‘d Bibi che incombono sulla destra de řa Via ‘d Müscteřö̀ con cui nel frattempo il sentiero si è ricongiunto. Oltre ëř Róche ‘d Bibi il percorso prosegue verso řa Madóna ‘d řa Nèv ritornando al punto di partenza.
testo di Nicola Duberti